Se ti va di seguirmi, ti invito a fare un viaggio in uno dei più grandi tabù umani, ossia la morte.
Ho conosciuto due persone, che nella morte, hanno trovato una via di sentire, che solo accidentalmente è sfociata in un lavoro.
Questi due soggetti si chiamano Luca e Marcello, e hanno un'agenzia di pompe funebri
a San Michele di Tiorre (Felino) e a Soragna.
Devi immaginartelo, e ammetto che non sia facile, come accompagnare una persona
ferita nel più brutto momento della vita,
non sia solo un mestiere, ma una necessità.
Una necessità che ha che fare col capire chi hai davanti, vederne la nudità, e serbarla
come segreto, per non svelare a nessuno come siamo realmente.
Come siamo quando ci viene tolta una persona cara, come si può accendere la più cieca disperazione, o la rabbia, la cupidigia, l'amore e l'avarizia. Stare accanto a una cosa del genere non è solo lavoro, è vita.
Bizzarro come parallelismo no?
Luca mi dice che è un lavoro che riguarda la psicologia, col non trovarsi mai spiazzati di fronte alle reazioni delle persone. Che bisogna trovare qualcosa da dirgli, perché in quell'abisso che ruggisce ai loro piedi, hanno di fronte solo te. E devi decidere. Devi decidere il legno della bara, il tipo di urna, il giorno, i fiori, i vestiti, tutte cose assurde casomai in quel momento.
E come dice Marcello, devi serbare intatto quel legame con l'empatia che ti fa dire che sì, ogni singola persona rimane importante e ogni sofferenza, anche se di dolore tra quelle pareti ne è passato ormai tanto, conta. Perché alla fine, quando la vita di qualcuno giunge al termine, ci si trova pensare che nulla sia più forte del dolore.
Eppure c'è chi, con discrezione, sa starti vicino e alleggerirti una decisione, sa levarti dall'impiccio di una concretezza di cui non sai che fartene e lo fa così, con gentilezza, standosene da parte, ma accanto.
Sono figure che possono apparir cupe nel pensiero comune, perché chi lavora con la morte, qualcosa di cupo lo deve avere, no? E invece io mi sono ritrovata davanti due uomini pieni di vita e di sorrisi.
Quando gli ho domandato dove “smaltissero” il loro bagaglio emotivo, ho notato una
scintilla negli occhi di Luca: mi ha detto che allena squadre di ragazze nello sport della pallavolo che
ha amato e dato tanto.
Una nota di orgoglio in Marcello, che mi ha detto di fare volontariato per dare una
mano al prossimo, proprio perché gli stessi rapporti con le persone, che a volte possono
spezzarti, sono anche gli stessi che ti rimettono insieme.
Io non so, e non posso sapere che rapporto hai tu con la morte, ma se ti dicessi che la prerogativa di chi l'accompagna è l'empatia, sicuramente come talento messo a disposizione, ma anche come muscolo, allenato con costanza, non sentiresti che può diventare un po' meno segreto, anche quel momento?